Pmi del settore Food: perchè vincere la sfida della digitalizzazione?

Spinte dalla necessità di continuare a svolgere i processi aziendali durante la crisi sanitaria causata dalla pandemia, il 28,7% delle Pmi italiane che operano nel settore food ha attuato processi di digitalizzazione delle pratiche aziendali. Per il 49,2% delle imprese le sfide maggiori del prossimo futuro riguardano la diminuzione della domanda causata dall’inflazione, e i costi dell’energia e delle materie prime della food chain. Per il 35,6% riguardano invece gli ostacoli burocratici posti al settore.
Secondo un’indagine condotta da Glovo, tra gli elementi sfidanti vengono riconosciute alcune questioni attinenti la carenza di personale competente (27,7%), la difficoltà nel raggiungere nuovi clienti (18,8%) e la differenziazione dei prodotti per ottenere quote maggiori di mercato (18,5%).

La chiave del successo

Tra i fattori riconosciuti fondamentali per mantenere una competitività elevata il più importante è il capitale umano. Per il 73,6% delle aziende la chiave del successo è una forza lavoro adeguata, e per il 48,5% dev’essere più diversificata possibile. È importante anche una migliore capacità di comprendere il mercato (56,8%), così come comprendere le esigenze della clientela (62,7%). Per quanto riguarda le prospettive a medio-lungo termine, le aziende della food chain individuano tra gli elementi imprescindibili per la crescita, il lavoro agile (32%), l’aumento degli investimenti (31,7%), diversificazione di prodotti e servizi (31%), e capacità di rispondere in maniera adeguata all’aumento della domanda (27,7%). Ma il 23,8% delle aziende non ritiene che attualmente esistano margini di crescita per la propria attività.

Innovare è davvero utile?

Per preparare l’azienda alle sfide del futuro gli imprenditori ritengono importante incrementare l’ascolto e il coinvolgimento della clientela (46,9%), ma anche diventare più resilienti alle crisi (32,3%). Solo il 20,5% ritiene di dover digitalizzare di più l’azienda, ottimizzando i metodi di consegna (15,2%) o innovando maggiormente i servizi (8,9%), ma per il 25,4% non c’è nulla da fare per potersi preparare alle sfide del futuro. Quanto alla competizione con le grandi catene che operano nel settore alimentare le imprese riconoscono nei prezzi l’ostacolo più grande (50,5%), seguito dall’accesso alle risorse (31,4%) e la maggiore diffusione sul territorio (22,8%). Non vengono ritenuti particolarmente sfidanti gli elementi tipici delle grandi organizzazioni, come agilità (16,5%) e maggiore capacità logistica (7,9%).

Come accontentare i consumatori?

Per quanto riguarda l’analisi dei desideri dei consumatori, il 60,1% delle Pmi considera la varietà di scelta e la possibilità di personalizzazione le esigenze più importanti avvertite dai clienti. Al secondo posto le imprese riconoscono ai consumatori un’accresciuta sensibilità nei confronti della sostenibilità ambientale, per questo, il 51,5% delle aziende della food chain aumenterà la domanda di prodotti sostenibili. Per far fronte alle esigenze dei clienti le aziende ritengono necessario investire anche nella diversificazione dei prodotti (34,3%). Ma solo il 25,1% ritiene che la sostenibilità sia una leva strategica per affrontare le sfide attuali.