Lavoro: dopo la Great Resignation è il momento della grande tristezza

In questi ultimi anni sta esplodendo un altro fenomeno che riguarda il mondo del lavoro: dopo la Great Resignation arriva la Great Gloom, la grande tristezza dei lavoratori. Secondo i dati di un’indagine di BambooHR, dal 2020 il termometro che misura la felicità dei dipendenti è sceso a un tasso costante del 6%, con aumento al 9% nell’ultimo anno.

Con il morale dei dipendenti che peggiora di anno in anno, le aziende hanno un ruolo sempre più importante. Quello di innescare il cambiamento e arrestare questa tendenza che secondo la società di consulenza statunitense Gallup sta costando all’economia globale una cifra vicina al 9% del Pil, pari a 8,8 trilioni di dollari.

Investire nella felicità dei dipendenti genera ritorni tangibili

Favorire un clima aziendale positivo, stimolando l’engagement e il benessere dei dipendenti può infatti avere un impatto sulla produttività, rappresentando uno dei driver principali di crescita e sviluppo dell’azienda.

“Gli investimenti nella felicità dei dipendenti possono generare ritorni tangibili e misurabili – afferma Stefano Brigli Bongi, co-founder & cmo di Kampaay -. Se pensiamo che trascorriamo la maggior parte della nostra giornata al lavoro è naturale come sia importante creare un ambiente sereno e positivo, che possa favorire il benessere dei dipendenti, cruciale per aumentarne la produttività ma anche per consentire loro di realizzarsi pienamente come persone. Aspetti che sono sempre più sentiti soprattutto dai Millenial e dalla GenZ che hanno attribuito un nuovo significato al lavoro felice”.

Alti livelli di stress e insoddisfazione

Di fatto, secondo Gallup, nel 2023 l’insoddisfazione e lo stress nel lavoro ha raggiunto picchi storici del 44%. In Italia addirittura il 46% dei dipendenti parla di alti livelli di stress quotidiano.

“Spossatezza, mancanza di energia, stanchezza cognitiva, isolamento lavorativo – evidenzia Michela Romano, psicologa e psicoterapeuta di Santagostino Psiche – sono tutti sintomi generati dal contesto lavorativo e gestiti in modo poco efficace o addirittura sottovalutati. Le cause possono essere molteplici, possono riguardare l’organizzazione degli spazi lavorativi, così come i conflitti interpersonali, lo stile di leadership, il ritmo di lavoro, la mancanza di riconoscimento dei propri meriti, una retribuzione più adeguata in base alla propria qualifica o al tempo speso in ufficio, la gestione del tempo casa-lavoro”.

Trasformare la cultura aziendale per valorizzare il capitale umano

Ma alcune aziende ‘illuminate’ hanno già intrapreso azioni per migliorare il benessere dei dipendenti, investendo risorse volte a trasformare la cultura aziendale per valorizzare il capitale umano, fondamentale per promuovere lo sviluppo dell’organizzazione nel lungo periodo.

“L’attenzione al benessere e alla salute dei dipendenti sta diventando sempre più una priorità per le aziende – spiegano Carlo Majer ed Edgardo Ratti, co-managing partner di Littler Italia, come riporta Adnkronos -. I dati della nostra indagine annuale European Employer Survey 2023 lo confermano: il 70% delle aziende coinvolte ha dichiarato di promuovere azioni volte al benessere dei dipendenti, come chiave per attrarre e trattenere i talenti”.