Credito: le richieste delle imprese calano del -4,6%

Rispetto al terzo trimestre del 2021 nell’analogo periodo di quest’anno il numero di richieste di credito presentate dalle imprese italiane segna un calo del -4,6. Di contro, l’importo medio richiesto risulta in decisa crescita. La flessione riguarda soprattutto le imprese individuali, mentre le richieste da parte dalle società di capitali restano sostanzialmente stabili. Inoltre, quasi la metà delle richieste è stata presentata da imprese attive nei settori dei servizi e del commercio. Lo segnala l’ultimo Barometro CRIF, che analizza le istruttorie di finanziamento registrate in EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF.

Cresce l’importo medio richiesto: 123.691 euro

La dinamica in atto riguarda principalmente le imprese individuali, che nel periodo preso in esame segnano un -11,9% di richieste presentate, mentre quelle provenienti dalle società di capitali si mantengono sostanzialmente stabili al -0,8%. Al contempo si riscontra una decisa crescita dell’importo medio richiesto, (+18,45%), che si attesta a 123.691 euro. Per quanto riguarda le imprese individuali, che rappresentano la spina dorsale del tessuto economico e produttivo nazionale, l’importo medio dei finanziamenti richiesti è risultato pari a 36.374 euro (-2,6% rispetto al corrispondente periodo 2021) contro i 163.891 euro delle società di capitali (+17,7%).

L’andamento dei settori 

Tra i settori caratterizzati da volumi di richieste di credito particolarmente elevati, al vertice si collocano i Servizi, quasi un quarto del totale (23,7%) malgrado una leggera flessione rispetto al III trimestre 2021 (-1,4%). Al secondo posto il Commercio (23,0%), a conferma di quanto l’erosione dei margini stia accentuando il bisogno di liquidità. Al terzo posto Costruzioni e Infrastrutture (17,9%), con un‘incidenza sul totale richieste in sensibile aumento rispetto al 2021 (+1,7 %). Questa dinamica riflette le prospettive creditizie previste in peggioramento, e l’esigenza di nuova finanza anche a causa del progressivo venir meno delle misure straordinarie che avevano sostenuto il comparto nel 2021.

Difficoltà di approvvigionamento e impennata dei costi dell’energia 

Il settore manifatturiero (10,9%) sta affrontando le criticità derivanti dalla difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e l’impennata dei costi dell’energia. Infatti, le imprese di questo settore dovranno iniziare a valutare piani di investimento per far fronte alla necessaria transizione ecologica e diminuire la dipendenza dai combustibili fossili. Nel complesso, i settori che presentano una minore incidenza sul totale delle richieste sono quelli caratterizzati da una ridotta numerosità di imprese attive sul territorio nazionale, e nel caso di quello farmaceutico, dalla capacità di generare cash flow per loro stessa natura gestendo beni di prima necessità.