Attrezzature per Area Giochi e Gonfiabili

Go Leisure è una azienda che da oltre 20 anni si occupa della produzione di giochi e attrezzature per allestire spazi ludici, sia interni che esterni. La qualità dei materiali e la cura impiegata durante ogni fase di lavorazione, fanno si che i gonfiabili Go Leisure e tutti gli altri prodotti commercializzati da questa importante realtà rispondano perfettamente a tutti gli standard di sicurezza da adottare, considerando che i fruitori delle attrezzature saranno bambini. In particolare parliamo di giochi gonfiabili di qualsiasi tipologia e adatti a qualsiasi tipo di utilizzo: dai divertentissimi e coloratissimi saltarini ai classici scivoli d’acqua, dalle piramidi da “scalare” al calcio balilla umano, dalla nave dei pirati ai percorsi gonfiabili tutti da giocare. Questi sono soltanto alcuni esempi delle bellissime attrezzature prodotte da Go Leisure, che vi consentiranno di rendere il vostro parco giochi o area ludica uno spazio assolutamente diverso da ciò che si vede solitamente in giro, decisamente più attraente per i bambini e al tempo stesso molto più sicuro. Soluzioni innovative dunque, dal design accattivante e assolutamente sicure per i piccoli fruitori, questo mix è alla base del successo di questa importante azienda. Lo staff sarà inoltre lieto di aiutarti ad individuare la soluzione più adatta a soddisfare le tue esigenze, sulla base della superficie a disposizione. Ti sarà possibile inviare la piantina degli spazi che ospiteranno i prodotti per il gioco e Go Leisure si occuperà di mettere direttamente a punto il progetto perfetto per valorizzare l’area di cui disponi, fase alla quale seguirà un sopralluogo che precede l’inizio effettivo della realizzazione dell’attrezzatura da te prescelta. Anche le fasi di messa in opera saranno gestite direttamente da Go Leisure, che per mezzo dei suoi tecnici specializzati ti consegnerà il prodotto già posizionato e pronto all’utilizzo, per la gioia dei bimbi. Contatta Go Leisure per qualsiasi richiesta o informazione al numero +390392497489.

Arriva il Censimento Istat delle imprese

Il 20 maggio l’Istat ha dato avvio alla prima edizione del Censimento permanente delle imprese, la radiografia del mondo imprenditoriale italiano che da decennale diventa triennale. Il Censimento ha coinvolto circa 280.000 imprese con 3 o più addetti, ed è avvenuto tramite un questionario online riservato alle realtà selezionate nel campione. A differenza dei censimenti tradizionali alla base del nuovo Censimento permanente c’è infatti una rilevazione di tipo campionario, mentre la diffusione dei dati è di tipo censuario, integrando le informazioni ottenute con quelle contenute nei registri statistici e nelle indagini economiche correnti. Il ché consentirà di aggiornare annualmente i principali indicatori strutturali a livello nazionale e territoriale. Il Censimento si chiuderà il 16 settembre, mentre i dati preliminari saranno disponibili già entro la fine del 2019.

Quesiti su digitalizzazione, responsabilità verso ambiente, territorio e collettività

Il questionario online si articola in nove sezioni. Tra i nuovi quesiti alcuni sono utili a comprendere quante imprese commercializzano i prodotti sulle piattaforme digitali e quante fanno uso dei servizi cloud, mentre altri servono a rilevare l’accesso al credito, l’utilizzo di strumenti finanziari, e la responsabilità delle imprese verso ambiente, territorio e collettività. Saranno quindi raccolte informazioni sulle azioni intraprese per ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività e migliorare il benessere lavorativo, le pari opportunità e la genitorialità, oppure a favore del tessuto produttivo del territorio in cui operano le imprese. Altri quesiti sono invece funzionali a comprendere le nuove traiettorie di sviluppo per le imprese in nuovi settori e con nuovi modelli organizzativi, riporta Adnkronos.

“Un’opportunità di conoscenza delle caratteristiche della transizione in atto”

“Il nostro sistema produttivo sta sperimentando complessi e profondi cambiamenti strutturali che riguardano sia aspetti tecnologici, organizzativi, di mercato e di impiego di capitale umano  sia sfide su responsabilità ambientale, sociale e per lo sviluppo locale”, commenta il Presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. Il Censimento, oltre a offrire informazioni aggiornate per misurare i fenomeni di trasformazioni, rappresenta quindi anche “un’opportunità di conoscenza delle caratteristiche della transizione in atto e dei punti di forza e di debolezza del nostro sistema produttivo di grande impatto potenziale sulle politiche per la crescita”, aggiunge Blangiardo.

“Consolidare e capire la direzione di marcia che deve prendere il Paese”

Secondo il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, “questo studio ci permetterà di consolidare e capire ancora di più la direzione di marcia che deve prendere il Paese e quindi l’analisi di politica economica che dobbiamo organizzare. Le informazioni aggregate macroeconomiche diventano elementi essenziali per le scelte sia in chiave aziendalistica, dentro le nostre imprese, sia in chiave di politica economica, per valorizzare le aziende eccellenti ed accompagnare le aziende in fase di transizione per essere eccellenti in ogni funzione aziendale”.

 

Brand del lusso, attenzione a non deludere le aspettative di sostenibilità

La sostenibilità è un valore essenziale anche per i consumatori dei brand del lusso. E chi non terrà conto di questo aspetto corre il rischio di veder sensibilmente ridotte le proprie entrate. È il quadro che emerge dal nuovo Libro Bianco, “La Sostenibilità nel Packaging del Settore Lusso”, redatto da App, Asia Pulp & Paper, sulla base di uno studio commissionato all’Istituto di Ricerca Smithers Pira che ha studiato le opinioni sul packaging dei prodotti di lusso di britannici, francesi e italiani.

Sì al sovrapprezzo in cambio di sostenibilità del packaging

La ricerca di App rivela che il 78% dei consumatori è disposto a pagare un sovrapprezzo per un prodotto di lusso il cui packaging è prodotto in modo sostenibile. Ma il 26% dei consumatori ammette che prima dell’acquisto di un prodotto di lusso non controlla se il brand è sostenibile. Consumatori pigri, quindi? No, semplicemente non saprebbero come scoprirlo.

Comunicazione, l’anello debole

La ricerca evidenzia che la maggioranza dei consumatori (71%) si aspetta che i brand del lusso siano sostenibili e che utilizzino degli imballaggi in linea con questi criteri. E, anche se molti marchi del lusso hanno ormai messo punto un sistema di approvvigionamento responsabile lungo tutta filiera,  questo impegno non viene comunicato in modo chiaro ed efficace ai consumatori.

Guai in vista, però, per i brand che non saranno in grado di soddisfare queste aspettative, visto che il 24%  dei potenziali clienti dichiara la propensione a non acquistare un prodotto se il marchio che lo produce non è in grado di provare la propria sostenibilità.

La valutazione del packaging al momento dell’acquisto

Nella decisione d’acquisto, il 21% degli intervistati ammette di confrontare i packaging tra i vari prodotti di lusso, e sempre il 21% ha deciso di non comprare un prodotto perché eccessivamente imballato. La ricerca rivela, inoltre, che carta e cartone sono considerati ecocompatibili rispettivamente dal 62% e dal 63% degli intervistati. Invece, la plastica e il metallo sono i materiali ritenuti meno sostenibili.

Quali sono le motivazioni che spingono all’acquisto di un bene di lusso? Innanzitutto la qualità (ha risposto così il 93% degli intervistati), poi la presenza di caratteristiche in grado di riflettere la propria personalità (80%) e quindi il packaging sostenibile, in grado di influenzare per il sì o no all’acquisto il 72% dei consumatori.

In Europa, i consumatori italiani sono tra i più attenti. Il 37% dei nostri connazionali è infatti propenso a controllare le etichette di un prodotto per verificarne la sostenibilità , contro il 26% del Regno Unito e il 22% della Francia.

Smart city: Milano è prima in Italia, e 45a nel mondo

Nella classifica delle città più smart d’Italia Milano continua a mantenere il suo primato, e anche nel 2018 si conferma in prima posizione per il quinto anno consecutivo. E a livello internazionale è al 45° posto. Al secondo posto della classifica italiana si piazza Firenze, e al terzo Bologna, entrambe al top della graduatoria stilata da Fpa nel rapporto annuale ICity Rate 2018. Completano la classifica delle prime 10 smart city italiane Trento, Bergamo, Torino, Venezia, Parma, Pisa e Reggio Emilia. La coda è occupata dalle città del Mezzogiorno, con Agrigento all’ultimo posto.

“Il ruolo del capitale umano è cruciale”

Fpa ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane, in ambito nazionale e internazionale, e 107 indicatori. Tra i quali occupazione, innovazione, trasformazione digitale, inclusione sociale, istruzione, rifiuti, sicurezza, mobilità sostenibile e verde urbano, riporta Ansa.

“Dal rapporto ICity Rate 2018 emerge quanto sia cruciale il ruolo del capitale umano nel determinare il posizionamento complessivo delle città”, afferma Gianni Dominici, direttore generale di Fpa. La sostenibilità, però, è un obiettivo ancora lontano, “anche per quelle più avanzate nello sviluppo della smart city – continua Dominici – che appaiono in difficoltà nella gestione e conservazione della qualità dell’aria e dell’acqua, dei rifiuti e del territorio”.

Milano tra le prime 50 nella classifica internazionale

A livello mondiale New York (1°), Londra (2°) e Parigi (3°) restano le top smart city del mondo. E Milano, che in due anni ha scalato ben 13 posizioni, è al 45° posto. Ma non è l’unica città italiana in classifica. Al 66° posto c’è Roma, al 98° Firenze, poi Torino (106°) e Napoli (119°). Secondo la 5a edizione dello IESE Cities in Motion Index (CIMI), realizzato dal Center for Globalization and Strategy, il capoluogo lombardo spicca soprattutto nell’area mobilità e trasporti (16°), ma ottiene valutazioni positive anche per la coesione sociale, nell’area dell’economia (35°) e sul fronte del respiro internazionale (46°). Da migliorare invece l’aspetto del capitale umano e della governance.

Per essere smart le dimensioni non contano

Da quanto emerge dall’indagine CIMI non è semplice per una città trovare il giusto bilanciamento delle componenti in gioco per diventare smart. Difficile, per esempio, combinare mobilità e ambiente. O potere economico e coesione sociale. Per questo, anche se la nuova edizione dell’indice sembra confermare la predominanza delle metropoli, gli autori indicano come modello le città di medie dimensioni (Amsterdam, Melbourne, Copenaghen). O città anche più piccole (Reykjavik, Wellington), per sottolineare che la grandezza non è condizione essenziale per ottenere buoni risultati.

 

Le Pmi entrano in Borsa, arriva il bonus da 80 milioni di euro

Un bonus da 80 milioni di euro per le Pmi quotate in Borsa. L’iniziativa mira a favorire l’accesso al mercato azionario per contrastare la sottocapitalizzazione delle aziende italiane, poco solide sul fronte delle garanzie patrimoniali. Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.139 del 18/06/18 diviene quindi operativo il credito d’imposta per la quotazione in Borsa delle Pmi. Lo stanziamento per gli anni 2019-2021 ammonta a 80 milioni di euro, ma il contributo, che copre un ampio spettro di costi, può arrivare fino a 500 mila euro. In un rapporto del 2016 BankItalia presentava le imprese italiane come meno stabili sul fronte dell’equity rispetto a quelle dei paesi trainanti dell’eurozona. E una bassa capitalizzazione significa maggior volatilità, maggiore esposizione al rischio, e maggiore difficoltà di accesso al credito e di investimento.

I requisiti per accedere al mercato azionario

Ma quali sono i soggetti ammessi al Bonus per l’accesso al mercato azionario? Le Pmi italiane con un numero di Ula (Unità lavorative-anno) compreso tra 10 e 250, un fatturato annuo compreso tra 2 e 50 milioni, o totale annuo di bilancio compreso tra 2 e 43 milioni di euro. Nel calcolo occorre però tener conto di eventuali rapporti di controllo o collegamento societario. Inoltre, le imprese devono essere costituite e regolarmente iscritte al registro delle imprese alla data di presentazione della domanda, e operare nei settori economici ammessi dal Regolamento di Esenzione (UE) N. 651/2014, compreso il settore della produzione di prodotti agricoli.

Le spese ammissibili

Sono ammessi i costi di consulenza sostenuti dal 1° gennaio 2018 al fine di ottenere l’ammissione alla quotazione entro il 31 dicembre 2020. I costi devono riguardare le attività di ammissione alla quotazione e al collocamento delle azioni, nonché le attività professionali per questioni legali, fiscali, contrattualistiche e di due diligence. In particolare, le attività sostenute in vista dell’inizio del processo di quotazione e a esso finalizzate (assistenza dell’impresa nella redazione del piano industriale, supporto nelle fasi del percorso funzionale alla quotazione nel mercato di riferimento), e le attività fornite durante la fase di ammissione alla quotazione, e finalizzate ad attestare l’idoneità della società all’ammissione stessa.

Come ottenere le agevolazioni 

L’effettività del sostenimento dei costi e l’ammissibilità degli stessi dovrà risultare da apposita attestazione rilasciata dal presidente del collegio sindacale, da un revisore legale, o da un professionista iscritto nell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.

Per ottenere il credito d’imposta (importo massimo 500 mila euro, nella misura massima del 50% dei costi sostenuti per le attività finanziabili), si dovrà inoltrare apposita istanza in via telematica, tra il 1° ottobre dell’anno in cui è stata ottenuta la quotazione e il 31 marzo dell’anno successivo.

Il credito, utilizzabile solo in compensazione a decorrere dal decimo giorno lavorativo del mese successivo a quello in cui è stata comunicata la concessione, non è imponibile né ai fini Ires né Irap.

Acqua pura e personalizzata grazie ai dispenser ufficio IWM

Offrire a tutti la possibilità di potersi dissetare durante l’orario di lavoro, così come al termine di una seduta di palestra o magari all’interno di una sala d’attesa mentre si attende di essere ricevuti, è molto importante ed è una grande testimonianza di attenzione nei confronti dei dipendenti o della propria utenza. Ecco perchè sono sempre di più le aziende che decidono di provvedere ad offrire questo servizio e migliorare così le condizioni dei lavoratori o comunque rendere più piacevole la permanenza di clienti ed utenti all’interno della propria struttura. Se fino a qualche anno fa si ricorreva ai classici boccioni d’acqua, oggi si preferisce puntare sui dispenser d’acqua per l’ufficio, come i vari modelli proposti da IWM i quali trattano l’acqua di rubinetto rendendola ancora più pura migliorandone anche il sapore. Le ragioni che spingono le aziende ad adottare questa soluzione sono da ricercare sia nella qualità dell’acqua che nel costo di approvvigionamento, due argomenti sicuramente interessanti e che meritano grande attenzione per ovvi motivi.

L’acqua del rubinetto infatti, è già salutare di suo in quanto controllata dalle società locali che si occupano della gestione dell’acqua. Grazie ai dispenser ad osmosi inversa IWM, è possibile trattare l’acqua del rubinetto e renderla ancora più cristallina, con la certezza di bere un’acqua decisamente più salutare rispetto quella dei boccioni. Inoltre il costo al litro dell’acqua di rubinetto è decisamente più basso rispetto qualsiasi altra fonte di approvvigionamento, ma i vantaggi non sono finiti qua. Si perché i dispenser acqua IWM per l’ufficio consentono di avere acqua fredda e calda in base alle proprie necessità, ma anche la possibilità di avere dell’acqua gasata o del ghiaccio a piacimento. Non solo un’acqua sicura e bilanciata dunque, ma soprattutto un’acqua personalizzata in base al gusto e alle abitudini di ciascuno.

Quanto vale la quattordicesima? 6,8 miliardi di euro

Tra la seconda metà di giugno, e la prima di luglio, saranno quasi 7,5 milioni gli italiani che riceveranno la quattordicesima, una mensilità di stipendio in più in busta paga. L’importo medio che verrà versato sarà di 1.250 euro per i dipendenti, e di 480 euro per i pensionati, per un totale di circa 6,8 miliardi di euro.

Si tratta quindi un’iniezione di liquidità consistente per le tasche dei lavoratori italiani. Ma secondo uno studio elaborato dall’Ufficio Economico Confesercenti, sulla base dei dati Istat e di un survey Swg, meno della metà del valore complessivo della quattordicesima, il 47%, pari a 3,2 miliardi, andrà in consumi, quasi il 30% per saldare i conti. E qualcosa in più dello scorso anno verrà accantonato.

Nel salvadanaio 600 milioni in più dello scorso anno

Lo studio di Confesercenti rileva che la quota di quattordicesima destinata ai consumi sarà utilizzata soprattutto per le vacanze, su cui confluiranno circa 1,6 miliardi di euro, mentre 1,2 miliardi andranno via per regali e altre spese straordinarie, come il rinnovo degli elettrodomestici. Circa 500 milioni, invece, saranno usati negli ormai imminenti saldi estivi.

Cresce però anche la quota di risparmiatori, che quest’anno accantoneranno quasi 1,6 miliardi (il 23%), quasi 600 milioni in più dello scorso anno.

Per quanto riguarda il risparmio, 1,4 miliardi di euro diventeranno liquidità di riserva, mentre 200 milioni saranno immobilizzati in qualche forma di investimento

Tra debiti, bollette scadute e pagamenti in ritardo se ne andranno 2 miliardi di euro

Buona parte dello stipendio aggiuntivo, il 29%, o 2 miliardi di euro, verrà usata per le spese obbligate, di cui la voce più consistente è costituita dai conti in sospeso, come debiti, bollette scadute e pagamenti in ritardo (circa 800 milioni di euro).

Pesante, quest’anno, anche l’incidenza del fisco, che assorbirà circa 400 milioni di euro. Altri 400 milioni andranno ai mutui, mentre 300 milioni di euro circa saranno impiegati per spese legate alla salute, riferisce Adnkronos.

“Tra indebitati e formiche, purtroppo, anche quest’estate gli italiani saranno poco cicale”, commenta Confesercenti. Soprattutto per via dei debiti pregressi, in particolare con il fisco, quest’anno più rampante che mai, vista anche la coincidenza con la fase finale della rottamazione delle cartelle esattoriali, la cui ultima rata è prevista per il 31 luglio.

La crescita del risparmio non va sottovalutata: è segno di sfiducia

“È la dimostrazione che la definizione agevolata, per quanto utile, è stata troppo onerosa: sarebbe stato opportuno – segnala Confesercenti – prevedere un maggior numero di rate ed importi minimi più bassi.

Ma anche la crescita del risparmio non va sottovalutata, perché solitamente i lavoratori mettono i soldi sotto il materasso quando il clima di fiducia si deteriora.

“È dunque necessario dare un segnale forte per restituire certezze a cittadini e imprese -sollecita Confesercenti – che ancora risentono degli effetti dell’instabilità seguita allo stallo politico di quest’anno”.

Google potenzia i suoi servizi grazie all’Intelligenza Artificiale

L’Intelligenza Artificiale è al cuore di tutta l’innovazione tecnologica di Google. E ora il motore di ricerca (e non solo) più famoso del mondo potenzia tutti i suoi servizi proprio grazie all’Intelligenza Artificiale. A partire da Google News. Perché, come ha affermato il Ceo di Google Sundar Pichai durante il discorso di apertura della Google I/O, l’annuale conferenza degli sviluppatori, “Le notizie sono alla base della democrazia, ed è importante supportare l’informazione”.

Tra le novità di Google News la funzione Full Coverage

Tra le novità di Google News, riporta Ansa, c’è la funzione Full Coverage, che fornisce un quadro completo di come una notizia venga affrontata da fonti diverse: con un solo clic si possono vedere i titoli delle diverse testate, video, notizie locali, interviste, contenuti social e una cronologia delle notizie. Inoltre, il nuovo aggiornamento dell’app sfrutta l’AI anche per aggregare i contenuti ritenuti più interessanti per l’utente: la funzione Newscast seleziona infatti le notizie da fonti diverse.

Ora Google News sostituisce sia Google Play Newstand, per dispositivi mobili e desktop, sia l’app Google News & Weather su dispositivi mobili. E sarà disponibile per tutti i dispositivi Android, iOS e sul web in 127 Paesi a partire dalla prossima settimana.

Sei voci nuove per Google Assistant

Spazio anche a Google Assistant, che arriva in sei voci nuove, molto più naturali, tra cui quella del cantante John Legend, e offrirà la possibilità di conversazioni continue anche con richiesta di diverse funzioni multiple task. Dalla prossima estate poi l’assistente sarà su Maps e sono previste partnership con società di consegne come Just Eat. In arrivo anche il nuovo sistema Google Duplex, che consente di fissare appuntamenti tramite Assistant e sarà in grado di simulare una chiamata vocale.

L’AI al servizio di Google Maps e delle immagini

Anche il servizio Google Maps si rinnova in chiave AI. Con For You ci saranno suggerimenti personalizzati, ogni attività commerciale avrà un grado di affinità ai propri gusti e si potranno creare liste di luoghi da condividere. Google Foto invece permetterà di realizzare Pdf di documenti, e per editare le immagini l’AI, tramite il machine learning, suggerirà una serie di operazioni per modificare le foto. Per completare le azioni basterà fare un ‘tap’ sull’immagine.

Gmail sfrutta la composizione automatica

In questi giorni sul servizio di posta elettronica Gmail verrà poi introdotta una funzione di composizione automatica, sempre coadiuvata dall’AI. La nuova funzione permetterà di scrivere intere frasi digitando solo poche lettere, poiché il sistema proverà a indovinare le parole in base al contesto delle email. Come? Analizzando sia le email scambiate precedentemente nonché le frasi più usate dall’utente.

Parte la 4a edizione di InBuyer, l’iniziativa per il b2b delle imprese lombarde

Al via InBuyer, la 4a edizione dell’iniziativa che favorisce il processo di internazionalizzazione delle imprese lombarde e crea  nuove occasioni di business. Progettata da Unioncamere Lombardia e Sistema Camerale Lombardo, con il supporto di Promos, Azienda Speciale per le Attività Internazionale della Camera di commercio di Milano, Monza Brianza, InBuyer parte da Lodi, e prevede 19 appuntamenti in tutte le province della Lombardia e l’organizzazione di circa 2000 incontri b2b.

Nelle prime tre edizioni InBuyer ha offerto 92 giornate di eventi, 462 buyer provenienti da oltre 40 paesi, 2148 imprese lombarde servite, 10.736 incontri b2b, per oltre 900 accordi conclusi. Grazie al progetto, le imprese possono incontrare gratuitamente circa 100 buyer selezionati provenienti da paesi di tutto il mondo

Un programma strutturato che accogliere buyer internazionali qualificati sul territorio regionale

Il progetto è destinato a piccole e medie imprese di produzione con sede legale o operativa in Lombardia dei settori Alimentare, Moda, Arredo, Cosmetica, Costruzioni, HVAC-R, Packaging e Labelling. “Il progetto si è ormai consolidato come un programma strutturato di accoglienza di qualificati buyer internazionali sul territorio regionale”, spiega Gian Domenico Auricchio, Presidente di Unioncamere Lombardia.

Adeguando di anno in anno i mercati target, InBuyer coinvolge nuovi operatori esteri per ampliare la promozione delle eccellenze regionali. “Questo intervento, intercettando le esigenze delle micro e piccole imprese produttive lombarde, permette in maniera efficace ed efficiente di agevolare i processi di internazionalizzazione”, aggiunge Auricchio.

Un punto di riferimento per le aziende che hanno l’obiettivo di ampliare il proprio business internazionale

“InBuyer è ormai un punto di riferimento per le aziende lombarde che hanno l’obiettivo di ampliare il proprio business internazionale – spiega Carlo Edoardo Valli, Presidente di Promos -. È un progetto attraverso cui le piccole e medie imprese del territorio possono valutare la propria propensione all’export o sviluppare ulteriormente il proprio processo di internazionalizzazione in modo semplice e comodo, attraverso incontri one-to-one mirati sul proprio territorio con buyer selezionati e realmente interessati ai loro prodotti”.

L’export lombardo supera i 120 miliardi di euro

Da un’elaborazione sugli ultimi dati Istat relativi ai settori del manifatturiero, condotta dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e da Promos, emerge che la Lombardia nel 2017 ha esportato 8 miliardi in più del 2016 (117,9 rispetto a 109,8).

In generale, l’export lombardo di tutti i beni supera i 120 miliardi di euro (circa +8%), e vale oltre un quarto (27%) del totale italiano, pari a 448 miliardi. E Milano, con 41 miliardi di euro (+8%), Monza Brianza con 10 (+11%) e Lodi con 3 (+12%) rappresentano insieme il 45% dell’export regionale.

Ferrino, l’avventura nel DNA

Un’azienda italiana di cui andare orgogliosi è senza dubbio Ferrino s.p.a., impresa familiare ricca di storia nel settore del tempo libero e dell’outdoor. Fondata a Torino nel 1870, cioè prima della Fiat, ebbe impulso a seguito della scoperta compiuta da Cesare Ferrino, che lavorava nell’ambito delle vernici e riuscì a creare un tessuto impermeabile. Fin da inizio secolo, dunque, le tende Ferrino furono adoperate per spedizioni in condizioni estreme, come quelle condotte alle Terre del Fuoco da Alberto Maria De Agostini, nel 1937. Durante la seconda Guerra Mondiale, a Ferrino furono richieste tende militari e  capote impermeabili per i veicoli dell’esercito, tanto che la fabbrica dell’azienda fu considerata bersaglio strategico e bombardata.

Ma è con il boom economico che si approfondisce l’offerta nel mercato outdoor. Ferrino amplia la sua vocazione all’avventura, alla tecnica e alla qualità sostenendo le spedizioni di Reinhold Messner, Borge Ousland, Ambrogio Fogar e Carla Perrotti sulle montagne più alte del mondo e nei luoghi più inospitali della terra, dando un assaggio delle prestazioni dei tessuti impermeabili a -50 gradi. Non si tratta di semplici sponsorizzazioni: Messner sviluppa attrezzature leggere nelle gallerie del vento dei carrozzieri italiani, e insieme a Ferrino progetta e sviluppa articoli tecnici che dopo le spedizioni ha un seguito produttivo.

Con questo dna fortemente connesso alla sfida estrema e all’avventura, Ferrino diventa un piccolo campione del made in Italy, con circa 15 milioni di fatturato annuo, oltre 50 dipendenti e un livello di esportazioni pari al 50% del totale, di cui il 33% venduto nei paesi dell’arco alpino: Austria, Germania e Svizzera. L’offerta si è gradualmente spostata dal Business to Business, con molte operazioni legate alla vittoria di commesse pubbliche, al Business to Consumer, e oggi i clienti si rivolgono a Ferrino per le tende da campeggio, le racchette da neve, gli zaini, i sacchi a pelo, e la linea di abbigliamento tecnico. E visto che si è sempre ritrovata al fianco degli esploratori negli angoli più remoti del pianeta, oggi Ferrino non può che guardare con interesse ai mercati lontani, soprattutto quelli orientali.

L’azienda piemontese, che oggi vanta due stabilimenti nella provincia di Torino, punta decisamente alla penetrazione del mercato coreano; dovendo sfidare oltre 100 brand già presenti in questo competitivo mercato, Ferrino si è prima fatta conoscere sui social network, dove ha sviluppato un altissimo livello di curiosità ed engagement. Contestualmente si è dedicata a perfezionare il canale e-commerce, dal quale transitano il 20% delle sue vendite globali. In Corea, tuttavia, non si può rinunciare al negozio fisico, con una ventina di punti vendita sparsi nella a Seoul, capitale da 10 milioni di abitanti.