Fallimenti sotto i valori pre-Covid nei primi sei mesi del 2021

Nei primi sei mesi del 2021 sono state ‘solo’ 4.667 le imprese che hanno avviato una procedura fallimentare, contro le 5.380 del corrispondente periodo del 2019, ovvero, prima dell’irrompere dell’emergenza Covid.
Il numero delle imprese costrette a portare i libri in tribunale per chiudere l’attività nel primo semestre dell’anno in corso resta quindi contenuto, ed è inferiore rispetto ai valori del periodo precedente la pandemia.
Lo attestano i dati elaborati da Unioncamere – InfoCamere, tratti dal Registro delle Imprese delle Camere di Commercio. 

Le imprese italiane segnalano un tasso di fallimento dello 0,76%

Secondo quanto risulta dall’indagine condotta da Unioncamere e InfoCamere, a partire dai dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio sulle aperture di procedure fallimentari nei primi sei mesi degli ultimi tre anni, ‘nel mezzo’ si colloca il dato delle 2.924 dichiarazioni di fallimento presentate dei primi sei mesi del 2020. Questo dato tuttavia è caratterizzato dall’imposizione del lockdown e dal prolungato stop alle attività dei tribunali. Il tasso di fallimento delle imprese italiane, emerso dal numero di procedure fallimentari aperte ogni mille imprese registrate, si attesta dunque al valore di 0,76. 

Valori in diminuzione per quasi tutte le regioni, escluse le più piccole

Prendendo come riferimento il primo semestre del 2019, ovvero l’ultimo non affetto dalle conseguenze legate all’emergenza sanitaria, il bilancio della prima metà del 2021 mostra per quasi tutte le regioni valori in diminuzione, per una media nazionale che si attesta al -13,3%. Fanno eccezione alcune tra le regioni più piccole, come la Basilicata (+53,6%) e il Molise (+41,7%), dove però bastano pochi casi in più per determinare forti variazioni relative. Tra le regioni più grandi, a far segnare un incremento rispetto a due anni fa si segnala la sola Sicilia (+1,4%).

Una dinamica attenuata anche per i diversi settori di attività

L’unica regione, che pur in forte riduzione rispetto ai primi sei mesi del 2019 (-16,1%), si colloca sopra la soglia dell’uno per mille nel tasso di fallimento è la Lombardia. La dinamica attenuata dei fallimenti si distribuisce inoltre in modo diffuso anche tra i settori di attività delle imprese. A mostrare un’accelerazione rispetto al primo semestre 2019 sono la fornitura di energia (+60%), il settore della sanità e assistenza (+21,6%), il trasporto e magazzinaggio (+19%), l’istruzione (+13.3%) e le attività assicurative e finanziarie (+3,2%).

Manifatturiero, la ripresa è guidata dalle piccole imprese

Le piccole e medie imprese sono il vero patrimonio del tessuto economico italiano. E sono anche le realtà che hanno dimostrato in periodi difficili la loro capacità di resilienza, tanto che sono proprio loro a spronare la ripresa del post-Covid. Lo ribadisce Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, disaggregando i dati Istat sull’andamento del prodotto interno lordo. “Uno sprone alla ripresa dopo che il sistema manifatturiero ha retto bene perfino alla crisi innescata dalla pandemia. Preservando significative quote di mercato. E confermandosi per il nostro Paese una ricchezza da tutelare. Imprese che hanno contribuito in maniera preminente, quindi, a resistere alla crisi socio-economica scaturita dall’emergenza sanitaria. Ragion per cui diventa inderogabile tarare le future misure di politica industriale, spesso invece pensate “a taglia unica” su misura delle grandi” ha detto Fortis. A testimoniare il ruolo delle piccole imprese italiane nel sistema produttivo una indagine del Centro studi CNA, dalla quale scaturisce che, sulla base dei più recenti dati economici omogenei a disposizione, l’Italia rimane la seconda economia manifatturiera d’Europa, dopo la Germania. 

In tutti gli ambiti produttivi 

La presenza di piccole e piccolissime imprese è preponderante in tutti gli ambiti produttivi del comparto: dai campi più tradizionali, a spiccata vocazione artigiana, a quelli caratterizzati dai processi produttivi maggiormente complessi. In Italia, su quasi 380mila imprese attive nei comparti manifatturieri il 92,3% sono micro (82% del totale) o piccole (10,3% del totale), organizzate giuridicamente come imprese artigiane nel 63,8% dei casi. Tra le grandi economie dei 27 Paesi membri dell’Unione europea, l’Italia presenta la struttura produttiva più estesa e diffusa. Solo limitatamente al segmento delle grandi imprese (oltre 250 addetti) il nostro Paese ne conta un numero più basso o uguale rispetto alla Germania e alla Francia. Dal punto di vista occupazionale, invece, le grandi imprese assorbono il 60,5% degli addetti in Germania, il 60% circa in Francia e il 27,2% nel nostro Paese. Il secondo posto europeo dell’Italia per fatturato manifatturiero dimostra come un sistema produttivo frammentato, quale l’italiano, non rappresenti necessariamente un ostacolo per competere con successo a livello internazionale. 

Il valore aggiunto italiano ha superato quello francese

Nel 2018 il valore aggiunto italiano, pari a 246,9 miliardi, ha superato quello francese, di poco superiore ai 241 miliardi. Un risultato raggiunto grazie alle piccole imprese. In Francia circa 1300 grandi imprese (lo 0,6% complessivo) hanno creato il 70,9% del valore aggiunto totale, in Italia un numero di grandi imprese di poco inferiore ha contribuito alla creazione solo del 39,4% del valore aggiunto complessivo. Viceversa, il valore aggiunto creato dalle imprese italiane fino a 50 addetti ha più che doppiato quello realizzato in Francia dalle imprese con la stessa dimensione occupazionale. 

Arredi e complementi artigianali

Bau Design è specializzata nella produzione di arredi luxury e creativi, e propone una ampia gamma di arredi e complementi in grado di valorizzare con eleganza e ricercatezza ogni ambiente di casa.

Artigianato creativo e moderno

Parliamo dunque di autentici prodotti d’artigianato come ad esempio splendidi tavoli,  mobili quadro,  specchiere,  sedute e lampade. Il risultato è un assortimento veramente vasto di splendidi oggetti che si adattano perfettamente al tipo di contesto nel quale vengono inseriti,  valorizzandolo al meglio ed esaltando anche gli arredi presenti nelle vicinanze.

Gli artigiani di Bau Design sono sempre lieti di ascoltare i clienti e le loro necessità di arredo,  fieri del fatto che i propri arredi diventino spesso delle vere e proprie opere artigianali in grado di catturare gli sguardi dei visitatori e stupirli piacevolmente.

Se stai pensando dunque di impreziosire un ambiente di casa con un arredo luxury o complemento realmente in grado di testimoniare tutta l’artigianalità e la manualità di chi lo ha creato,  gli arredi Bau Design fanno al caso tuo.

Una soluzione per ogni ambiente di casa

Sia che tu abbia bisogno di un complemento per valorizzare la zona living  (è questo il caso delle bellissime specchiere o sedute ad esempio),  sia che tu abbia bisogno di un complemento particolare da inserire nella zona notte o in cucina,  qui potrai trovare ciò di cui hai bisogno e stupire i visitatori con degli arredi di lusso finemente decorati e destinati per questo a durare nel tempo.

Chiunque osserverà questi bellissimi oggetti in casa tua avrà immediatamente la percezione di trovarsi principalmente davanti un’opera d’arte, più che di un elemento d’arredo. L’aspetto relativo al prestigio è dunque non in secondo piano rispetto a quello prettamente funzionale, ma viaggiano insieme e si intrecciano perfettamente per dare vita a delle creazioni apprezzate ed esportate in tutto il mondo.

Le imprese che navigano Controvento resistono alla crisi

Realizzare performance di rilievo, anche mentre il Paese è in fase di decrescita. Quindi, non solo continuare a navigare, ma farlo Controvento. È quello che fanno un ristretto gruppo di aziende del settore manifatturiero, 4.656 per la precisione, protagoniste della ricerca Controvento, condotta da Nomisma in collaborazione con CRIF, con lo scopo di individuare le imprese italiane che sanno rispondere in maniera particolarmente efficace alle crescenti sfide competitive. Ma quali sono le caratteristiche del gruppo di imprese che saranno in grado di resistere alla crisi? Nomisma ha delineato l’identikit delle imprese italiane Controvento.

Un’analisi per indagare la realtà manifatturiera dell’Italia

Per elaborare i dati di Controvento sono stati esaminati i bilanci di 70.971 società di capitali rappresentative della dimensione e della conformazione manifatturiera del Paese, i cui stringenti criteri di performance prendono in esame ricavi, EBITDA e valore aggiunto. Per rientrare tra le imprese Controvento viene richiesta una performance pari o superiore alla media manifatturiera italiana. 

I criteri sono stati impostati per evitare l’inclusione di imprese che hanno registrato un rimbalzo delle attività nel 2019 a seguito di una flessione nel 2018: le variazioni di periodo sono state realizzate considerando l’andamento medio registrato nei quattro esercizi di bilancio precedenti. 

Le caratteristiche delle imprese Controvento

Le 4.656 imprese “controvento” rappresentano il 6,6% del totale delle imprese manifatturiere considerate nell’analisi, e generano il 7,9% di ricavi (pari a 60,9 miliardi di euro), il 12,9% di valore aggiunto (20,7 miliardi di euro), il 20,7% dell’EBITDA complessivo (13,6 miliardi di euro). In termini di crescita, dal 2014 queste aziende hanno visto aumentare i ricavi del 71,4%, mentre l’EBITDA in termini assoluti ha totalizzato una performance pari al +158% contro il +18% delle realtà “non controvento”. 

Da questi parametri lo studio evidenzia come fino al 2017 la distanza tra i due gruppi sia rimasta costante per poi intensificarsi proprio quando il Paese ha rallentato.

Dimensione, localizzazione geografica, e settori merceologici

Le imprese Controvento sono maggiormente concentrate nelle classi intermedie: si tratta di aziende di medie dimensioni con 50-249 addetti o piccole imprese con 10-49 addetti. Quanto a localizzazione geografica, sono maggiormente concentrate nell’Italia centro settentrionale, e le regioni più competitive nella logica comparativa di Controvento sono localizzate nel Nord-Est: Trentino-Alto Adige, Veneto ed Emilia-Romagna. Anche a livello settoriale si possono individuare alcuni comparti che accelerano la propria rilevanza tra le imprese Controvento.

Tra questi, il settore che vede maggiormente aumentare la propria quota per numero di imprese è la Farmaceutica, mentre considerando i ricavi è il Packaging a posizionarsi al primo posto.

Lavoro, nel trimestre marzo-maggio 2021 previste 923mila assunzioni

Il mercato del lavoro dovrebbe ripartire con rinnovato slancio, stando alle stime, già dal mese di marzo 2021. Confidando sull’efficacia dei vaccini e sulla voglia di rimettersi in moto, le imprese italiane investono nelle assunzioni di nuovo personale. Sono infatti 292mila i contratti di lavoro previsti dalle imprese per marzo 2021 e 923mila per il trimestre marzo-maggio. Sono 59mila in più rispetto a marzo dello scorso anno ma ancora 88mila in meno rispetto a marzo del 2019, quando l’economia non era ancora stata investita dalla pandemia da Covid-19. Lo rivela il Bollettino mensile del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. Certo, l’andamento non è omogeneo per tutti i settori: da un lato c’è il calo della  domanda di lavoro rispetto al 2019 soprattutto per i settori del terziario (-79mila) e in particolare per la filiera del turismo (-50mila entrate programmate). Dall’altro, ci sono comparti che evidenziano segni positivi, come le costruzioni e l’Ict che – nelle previsioni – superano il livello delle assunzioni rilevato a marzo 2020 e 2019.

Bene soprattutto i comparti che lavorano con l’estero

In particolare, registrano la maggiore domanda di nuova forza lavoro i settori industriali e manifatturieri che possono vantare prospettive positive per la domanda estera, soprattutto da Cina, Stati Uniti e Germania: è il caso di metallurgia e prodotti in metallo (+6.800 le entrate programmate rispetto a marzo 2020), meccatronica (+4.800), moda (+3.000) e farmaceutica e biomedicale (+2.000). Resta però alta la difficoltà da parte delle imprese di reperire le figure giuste (32%), in particolare nella ricerca di profili per le aree aziendali Sistemi informativi (58,7%), Progettazione e R&S (48,3%) e Installazione e manutenzione (44,1%).

I profili più ricercati

Dal Borsino Excelsior delle professioni di marzo 2021 i profili più ricercati riguardano gli operai specializzati (59mila) seguiti da conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili (47mila). Nel confronto con lo stesso mese del 2020 e 2019 cresce la domanda soprattutto per le professioni a più elevata specializzazione (22mila). Sono le microimprese (1-9 dipendenti) a registrare la maggiore flessione nei programmi di assunzione rispetto al 2019 (-37mila entrate), mentre le grandi imprese (oltre 250 dipendenti) si attestano su livelli molto vicini a quelli pre-Covid (-2mila entrate).

Meglio il Nord del Sud

La ripresa del mercato del lavoro sembra essere decisamente più veloce nelle regioni del Nord Ovest (con la Lombardia in testa) e del Nord Est rispetto a quelle del Sud. Il Mezzogiorno, infatti, paga lo scotto della profonda crisi che ha investito il settore del turismo e le regioni del Sud segnano una flessione delle entrate sia rispetto a marzo 2019 sia a marzo 2020 (rispettivamente -28,2% e -1,7%).

Creare l’atmosfera nel tuo giardino

Esistono diverse cose che puoi fare per rendere il tuo giardino uno spazio ancora più bello da vivere, giorno dopo giorno. Molte di queste sono realizzabili in poco tempo e non richiedono particolari competenze da parte tua. Vediamone insieme qualcuna.

L’illuminazione

Potresti non averci mai pensato, ma avere una illuminazione adeguata in giardino ti consentirebbe di poter trascorrere più tempo in questo ambiente così bello anche di sera, soprattutto in estate. Esistono tantissimi modelli di luci (anche a led) che possono aiutarti ad illuminare a dovere il tuo giardino mantenendo bassi i consumi.

Un giardino infatti, non va goduto solo durante le ore in cui c’è la luce naturale del sole, ma anche nel momento in cui giunge la sera. Ecco perché è necessaria un’adeguata illuminazione, chiaramente evitando spese inutili. Nulla infatti è più bello di una cena in giardino in estate, dato che qui la temperatura è sicuramente più fresca rispetto il resto della casa.

Considera che non avrai bisogno di una unica fonte principale di luce ma anche di illuminazione accessoria per evitare che possano formarsi dei punti ciechi. Quello dell’illuminazione è uno dei più importanti aspetti nell’ambito della progettazione giardini, in quanto è bene portare i punti luce laddove servono per tempo.

Il sistema di irrigazione

Così come per la luce, anche il sistema di irrigazione va definito in anticipo: bisogna installare l’impianto (meglio se automatizzato) che sia commisurato alle esigenze del prato o delle specie che avrai deciso di piantumare. Esistono sistemi di irrigazione a goccia o a pioggia, e dunque perfettamente in grado di adattarsi ad ogni tipo di necessità, e soluzioni funzionali per ogni giardino o spazio verde.

Le personalizzazioni

Per rendere il tuo giardino una vera espressione della tua personalità e del modo in cui intendi vivere questo spazio, non possono mancare alcuni elementi che ti consentono di personalizzarlo. Dai complementi d’arredo ai giochi d’acqua, passando per le casette, la scelta è davvero ampia e basta dare spazio alla fantasia per individuare quelle soluzioni in grado di stupire gli amici.

Per reagire alla crisi più coraggio su ambiente e digitale. Lo dicono i manager

Come dovranno essere investite le risorse del Next generation Eu? Soprattutto per sostenere la transizione digitale ed ecologica del Paese. È questa l’istanza dei manager italiani, intervistati dalla survey dell’Osservatorio 4.Manager sul tema della sostenibilità competitiva presentata in occasione del web talk Il valore della sostenibilità. Impatti strategici e strumenti operativi per imprese e manager, organizzato da Federmanager in collaborazione con 4.Manager ed Esgr. Dall’indagine, rivolta a 954 manager iscritti a Federmanager, emerge infatti un significativo aumento dell’urgenza attribuita al tema della crescita economica, ritenuto urgente dal 58,7% del campione intervistato, con +19,8% di importanza data dai manager.

Sostenibilità ambientale ed energetica, un pilastro delle prospettive di sviluppo

Le prime tre priorità indicate dai manager riguardano infatti la digitalizzazione avanzata della Pa e dei servizi (74,6%), l’adattamento dei sistemi educativi per supportare le competenze digitali (53,0%) e la diffusione in tutte le regioni italiane di fibra e 5G per imprese, famiglie e Pa (47,1%, che sale al 52,9% per gli intervistati che lavorano nelle Pmi). Dalla rilevazione emerge inoltre un significativo 43% di manager che pensa agli incentivi per efficienza energetica ed energie rinnovabili come priorità di investimento, a testimonianza di quanto la sostenibilità ambientale ed energetica sia ormai consolidata come pilastro delle prospettive di sviluppo.

Nella partita del Next generation Eu sono i governi nazionali gli attori principali

Per due manager su tre poi non adeguarsi ai paradigmi della sostenibilità comporta “minori spazi di mercato” (67,1%), ma anche “forti limitazioni operative a causa di normative sempre più rigorose” (66,5%), e per un 40,1% “minore accesso ai finanziamenti”. Nella partita del Next generation Eu, per il 64,1% del campione sono i governi nazionali gli attori principali, in grado di incidere sulle scelte decisive per una sostenibilità competitiva, ancor più delle istituzioni europee, che si piazzano sul secondo gradino del podio con il 60,8%.

Porre le basi per una rinascita competitiva innovando i processi industriali

“Con il 37% delle risorse europee vincolate a investimenti e riforme in tema di ambiente, abbiamo la possibilità di diventare leader globali innovando i processi industriali – commenta Stefano Cuzzilla, presidente nazionale Federmanager e presidente 4.Manager -. Con nuove fonti di approvvigionamento come l’idrogeno pulito, con l’economia circolare che trasforma lo scarto industriale in una risorsa, con l’attenzione verso la filiera produttiva e le comunità energetiche, possiamo porre le basi per una rinascita competitiva del nostro sistema, mettendo in sicurezza il futuro delle nuove generazioni”.

Più controllo e sicurezza in azienda grazie ai badge

Oggi sono sempre più le aziende che decidono di adottare delle soluzioni adeguate per riuscire a controllare l’ingresso e l’uscita dei lavoratori dalla sede aziendale. Le ragioni sono da ricercare nella salvaguardia del patrimonio aziendale da eventuali intrusioni inopportune, volte a danneggiare o sottrarre dispositivi e apparecchiature che hanno un certo costo, ma anche nell’ottica di fornire maggiore sicurezza ai dipendenti stessi.

Una soluzione che garantisce controllo e sicurezza

Grazie ai rilevatori di presente infatti, e in particolar modo grazie ai moderni badge timbratura, non solo è possibile impedire l’accesso all’interno dei locali aziendali a tutti coloro i quali non sono autorizzati, ma è anche possibile sapere in ogni momento quanti lavoratori sono presenti all’interno della sede aziendale ed in quale area si trovano esattamente.

Ciò è particolarmente di rilievo in occasioni quali calamità o emergenze che necessitano una immediata evacuazione dalla struttura: pensiamo ad esempio ad un incendio in corso, momento in cui diventa fondamentale sapere quante persone esattamente si trovano ancora all’interno dell’edificio così da poter facilitare anche il lavoro dei soccorritori.

Parliamo dunque di una tecnologia che è in grado sia di preservare quello che è il patrimonio aziendale, ma anche di tutelare l’incolumità dei dipendenti e facilitare le operazioni di soccorso in caso di emergenza. I timbracartellini commercializzati da Cotini srl rappresentano l’avanguardia del settore, e consentono di innalzare notevolmente il livello di sicurezza di ogni tipo di edificio andando così a soddisfare anche diverse norme inerenti la sicurezza sul lavoro.

Ampia possibilità di personalizzazione

È possibile scegliere tra badge magnetici e di prossimità in base alle proprie esigenze, ed è sempre possibile personalizzare i badge mediante un numero progressivo stampato sul badge stesso, o direttamente apporvi il logo aziendale, la ragione sociale nonché la foto di ciascun dipendente. È possibile infine associare i badge a dei pratici portabadge che consentono di averlo sempre a portata di mano ed evitare di perderlo, poggiandolo distrattamente o al tempo stesso evitare di dimenticarlo a casa o in auto.

L’impatto del fintech sulle banche italiane

Le banche che non si adatteranno al digitale rischiano di subirne l’impatto. La corsa alle tecnologie finanziarie potrebbe innescare un profondo cambiamento nel settore bancario italiano. Se buona parte delle banche italiane si sono adattate bene digitale, migliorando i propri processi interni e offrendo ai clienti soluzioni innovative, l’adozione su vasta scala dell’open banking potrebbe richiedere più tempo del previsto. Soprattutto a causa del conservatorismo della clientela, ancora affezionata ai servizi finanziari tradizionali. È quanto emerge da un rapporto di S&P sugli effetti del digitale sulle banche italiane, dal titolo Tech Disruption in Retail Banking.

Le grandi banche hanno maggiore capacità di investire nell’innovazione

Secondo il rapporto gli istituti di credito ancora restii verso il digitale e i servizi online nel breve periodo non corrono gravi rischi, ma l’impatto del fintech potrebbe essere molto duro su chi non riuscirà a stare al passo con l’innovazione e con un mercato digitale sempre più competitivo, riporta Agi.

“Per questo motivo prevediamo una crescente divergenza nel settore bancario italiano –  commenta Mirko Sanna, analista di S&P Global Rating -. Le grandi banche, con maggiori economie di scala, hanno una maggiore capacità di investire nell’innovazione digitale e migliorare la loro efficienza diversificando il loro flusso di ricavi”. Ma il digitale può essere un vantaggio nel breve periodo anche per gli istituti di credito più piccoli, che grazie a un modello di business più agile e leggero “potrebbero adattarsi rapidamente all’evoluzione delle preferenze dei consumatori – continua Sanna – sfruttando le opportunità offerte dall’open banking”.

Nuovi mercati e nuovi servizi attirano centinaia di migliaia di clienti

Il digitale ha aperto nuovi mercati anche nei servizi finanziari, e su queste nuove frontiere hanno cominciato a muoversi con successo servizi come quello offerto dall’italiana Satispay o dalla banca online N26, o da Revolut. Player capaci di attrarre centinaia di migliaia di clienti nei mercati in cui operano. Ed è proprio da questi servizi che può arrivare una minaccia alle banche tradizionali. Alcune banche hanno aperto alle startup fintech comprandone i servizi, o cercando di svilupparne di simili. Ma molte restano indietro, soprattutto per questioni culturali.

L’impatto della disruption aumenterà quando i giovani avranno accesso ai servizi finanziari

L’Italia è ancora indietro nell’uso dell’home banking, circa il 40% dei clienti ne fa uso, contro una media del 60% in Europa, così come per l’uso di servizi fintech. Ma per S&P questo è uno scenario destinato a cambiare, e in tempi rapidi. “Crediamo che l’impatto della disruption tecnologica aumenterà quando la popolazione più giovane avrà accesso ai servizi finanziari – si legge nel report-. Ci aspettiamo che questo cambiamento partito dai servizi di pagamento e di credito, due segmenti con cui tradizionalmente si cominciano a usare i servizi finanziari, coinvolga anche i risparmi e gli investimenti”.

Acquisti sostenibili, un carrello da 6,2 miliardi di euro

Il rispetto per l’ambiente sta diventando uno dei principali criteri di acquisto, e la sostenibilità è sempre più ricercata dai consumatori. Tanto che nel largo consumo, oggi vale 6,5 miliardi di euro (dati Nielsen). Il 36% degli italiani davanti allo scaffale è infatti portato a scegliere prodotti che limitano l’impatto generato sull’ecosistema e il 61% si dice disposto a modificare le proprie abitudini di spesa pur di ridurre gli effetti e le ricadute ambientali. Lo rileva l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma, in collaborazione con Sin Life. Ma quando la spesa è veramente sostenibile? Per gli italiani la risposta risiede nelle caratteristiche del prodotto e della confezione, mentre per il 42% è sostenibile se proviene da agricoltura biologica, e per il 37% se è confezionato con materiali riciclati o a basso impatto ambientale.

Il ruolo del packaging

Se 1 italiano su 3 sceglie cosa acquistare sulla base delle informazioni presenti in etichetta il 27% e il 23% prende in considerazione il tipo di materiale utilizzato per l’imballaggio e le sue caratteristiche. Ma è importante anche l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili in fase di produzione (31%) e la garanzia di un giusto reddito ai lavoratori (24%). Quando poi la sostenibilità è collegata a una certificazione, il riconoscimento del consumatore è indiscutibile (+27% i prodotti con certificazione Utz, +11% il Fairtrade, +8% i prodotti a marchio Friends of the Sea, +7% il biologico).

La marca del distributore

La marca del distributore (Mdd) rappresenta un valido strumento per sensibilizzare i consumatori sui temi della sostenibilità (48%) e stimolare l’individuazione di packaging sostenibili. A pensarla così è il 53% della filiera dei copacker (società che confezionano prodotti per i propri clienti) partner della Mdd. Secondo la ricerca, 7 Mdd partner su 10 hanno già iniziato il processo di riduzione degli eccessi di imballaggio, e un ulteriore 60% ha avviato il processo di introduzione di packaging 100% riciclabili. Il 56% delle aziende, riporta Adnkronos, ha provveduto alla sostituzione di packaging in plastica su alcune linee di prodotto, ma ancora il 30% dei prodotti disponibili sugli scaffali è confezionato in plastica rigida, e solo il 4% dei plastic pack comunica sulla confezione la riciclabilità degli involucri.

L’impegno delle aziende

Dall’Osservatorio Nomisma emerge poi come il 35% dei consumatori valuti insufficiente l’impegno delle aziende nella riduzione dell’impatto ambientale della confezione dei prodotti, e un altro 62% giudica quanto messo in campo finora appena sufficiente. I consumatori cercano imballaggi più sostenibili, ma il 41% non è disposto a pagare di più, e a questi si aggiunge un ulteriore 26% che dichiara una disponibilità molto bassa a sostenere un differenziale. Questo perché per il 99% degli intervistati è un dovere dell’industria dei retailer l’impegno a proporre packaging a minor impatto ambientale.