Il Covid ha cambiato i business model delle Pmi

Durante il periodo di lockdown il 76% delle Pmi “top” ha intrapreso la svolta digitale, ovvero ha investito maggiormente in tecnologie 4.0. E circa l’82% delle Pmi più forti ha continuato a investire in tecnologie 4.0 anche durante il lockdown. Come? A partire dalla realtà virtuale e dall’e-commerce, fino alla disintermediazione del rapporto con i clienti, l’accorciamento della filiera e l’implementazione di nuovi servizi per la gestione a distanza. Se l’emergenza Covid ha cambiato il modello di business di moltissime imprese, secondo il Market watch di Banca Ifis le Pmi più votate al cambiamento sono realtà che già prima della crisi ottenevano risultati da due a tre volte sopra la media in termini di ritorno sul capitale (ROE), e potevano vantare una solida posizione finanziaria.

Un’accelerazione della trasformazione digitale riguarda tutti i settori

E se il successo dipende dalla capacità di cambiare il modello di business per molte Pmi top ha significato fare investimenti 4.0. Questa accelerazione della trasformazione digitale ha riguardato sia i settori che durante l’emergenza si sono rafforzati (come il settore tecnologico, il chimico-farmaceutico e quello della logistica e dei trasporti), ma anche i settori del Made in Italy classico, i più colpiti dall’impatto della crisi, come il sistema casa, le costruzioni e l’automotive. Solo le imprese del settore Moda, alle prese con la crisi del modello fast fashion, in questa fase di emergenza hanno registrato un rallentamento degli investimenti 4.0.

Dalla moda slow ai robot collaborativi

Ma in concreto cosa comporta la svolta 4.0 per il mondo produttivo? Ad esempio, l’introduzione di robot collaborativi nelle industrie meccaniche per produrre nel rispetto dei protocolli di sicurezza. Oppure uno “smart working di massa”, o ancora, meno moda usa-e-getta e collezioni stagionali e più capi iconici e tessuti riciclati. Ma anche eventi in streaming, digital showroom, e un nuovo rapporto con la clientela.

Qual è il fattore che determina il successo di un’impresa

Realizzato tra febbraio e maggio 2020, lo studio di Banca Ifis è basato sul web listening di quasi 780 mila conversazioni di 460 mila autori unici, intercettati sul web, e su 37 interviste condotte su un campione significativo di Pmi top, riporta Ansa. Lo studio di Banca Ifis è parte di Fattore I, il progetto di Banca IFIS Impresa, che al fine di valorizzare la piccola e media impresa italiana, indaga quali siano le realtà a crescere maggiormente sul mercato, e perché. Più in particolare, qual è il “fattore” che determina il successo di un’impresa.