Dal 2008 più occupati, ma più lavoro a tempo determinato

Nel secondo trimestre del 2019 il numero di occupati supera il livello dei corrispondenti tre mesi del 2008, crescendo di 283mila unità. Secondo uno studio della fondazione Di Vittorio (Cgil) cambia tuttavia la composizione dell’occupazione: i dipendenti full time a tempo indeterminato nello stesso periodo calano di 544mila unità, così come calano gli indipendenti, che diminuiscono di 581mila unità nel tempo pieno e di 51mila nel part time. Tra i lavoratori dipendenti crescono invece sia i part time (+732mila a tempo indeterminato e +385mila a termine) sia i contratti a tempo determinato, che aumentano di 726mila unità in totale, e di cui circa il 50% è ricompreso nel part time.

Peggiora sensibilmente la qualità dell’occupazione

Se si prendono in esame le tipologie di lavoro, la qualità dell’occupazione, nonostante la variazione positiva dello stock di occupati, peggiora sensibilmente, anche per le caratteristiche di involontarietà che la contraddistinguono. Lo conferma il fatto che nel secondo trimestre 2019 le ore lavorate siano ancora inferiori al dato dei secondi tre mesi del 2008 (-5,1%). Il calo è maggiore tra gli indipendenti (-14,1% di ore lavorate), che risentono di una contrazione anche nel numero assoluto di occupati. Ciò nonostante la quota di occupati indipendenti in Italia è pari al 23%, contro meno del 15% nell’Eurozona.

Il part time involontario prosegue la sua crescita e arriva al 64,8%

Per il lavoro dipendente lo scarto residuo è del -0,8%, in presenza però di un numero decisamente maggiore di occupati rispetto al 2008 (oltre 900mila). Quindi, con un consistente minor numero di ore effettive pro capite, mentre dovrebbero essere più alte. Questo per effetto dell’aumento del part time e per vuoti di attività legati al tempo determinato. E se la percentuale del part time è leggermente inferiore alla media dell’Eurozona in Italia è nettamente più alta la percentuale di part time involontario. Che nel 2019 prosegue la sua crescita, arrivando nel secondo trimestre al 64,8%, pari a 2,9 milioni di occupati.

Cala il tasso di disoccupazione, ma resta più alto della media Eurozona

Questo utilizzo di part time e tempo determinato involontario è plausibilmente utilizzato da una parte di imprese al fine di rendere i costi competitivi, facendo crescere la quota di lavoro povero nell’occupazione. Al basso tasso di occupazione italiano, sottolinea la fondazione Di Vittorio, corrisponde un tasso di disoccupazione in calo, ma che resta più alto della media dell’Eurozona, riferisce Askanews. Di conseguenza, in Italia il tasso di inattività al secondo trimestre 2019 è del 34%, +7,6 punti percentuali rispetto all’Eurozona.

Si tratta di circa 13 milioni di persone, di cui circa il 70% dichiara esplicitamente di non essere interessato a lavorare, e tra cui si cela una quota di disoccupazione nascosta.